Il nuovo trend? Slow Fashion è la risposta.
- granade
- 9 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 23 apr 2020
Sarà la nuova sfida che interesserà il settore moda, già discussa in precedenza diventata ormai necessaria.
In questo periodo si è ancora di più affermata l'idea e il bisogno di iniziare a parlare di mondo, nella sua totale superficie senza distinzioni di piccoli paesi, grandi potenze, confini territoriali o discriminazioni.
Questo virus che ci ha colpiti ha fatto chiaramente emergere il fatto che siamo davanti a una pandemia, questa parola ovviamente negativa può far emergere un pensiero positivo.
L’idea di globale che si sta sempre più insinuando nella società porta alla consapevolezza che c’è una chiara richiesta e bisogno di cambiamento”.
Nell’ambito moda, varie idee di cambiamenti orbitavano già da tempo intorno al settore, partendo dalle grandi marche fino ai piccoli produttori.

In questo ultimo periodo in particolare si sta molto criticando il fast fashion, ovvero tutto ciò che viene prodotto in enorme quantità e in un breve lasso di tempo.
Questo concetto porta con sé anche un valore errato, non permette di aver tempo di apprezzare e di dare un giusto valore alle cose, il capo diventa usa e getta.
L’esempio che porto è quello di mia nonna, se penso a quando ero piccola e aprivamo l’armadio perché volevo provarmi i suoi vestiti mi ricordo che sapeva dirmi esattamente in che occasione indossasse quel vestito, in quale negozio l’avesse comprato e quanti soldi costasse. Anni fa c’era un concetto completamente diverso, il vestito era come un gioiello da 7,00 carati, da usare solo nelle occasioni importanti. Dietro un singolo capo c’erano ore di lavoro manuale, per farlo calzare perfettamente. Di certo questo faceva si che si apprezzassero di più le cose artigianali, con materiali di valore rifiniti a regola d’arte.
"La moda evolve sotto l’impulso di un desiderio e cambia per effetto di una ripulsa. La saturazione porta la moda a buttare alle ortiche quello che fino a poco tempo prima adorava."(Christian Dior)
Questo business diventa un circolo vizioso che porta ad avere una grandissima richiesta di compratori in un breve trascorso di tempo, cosa che molto spesso non accade e porta a distruggere i capi invenduti.
Questa scelta porta ad uno spreco notevole di materiale e di risorse, solamente Burberry nell’ultimo anno ha bruciato capi invenduti per un valore di 32 milioni di euro, questa pratica è sempre stata utilizzata negli anni, ma in quest’ultimo periodo oltre ad accrescere il valore dei capi invenduti è aumentato anche il numero delle polemiche.
Lo scandalo è destinato a crescere visto che quest’anno per la moda sarà un anno nero, il periodo delle fashion week è stato bruscamente interrotto da questo spiacevole ospite; molti si sono scagliati contro la MFW (Milano Fashion Week) considerandola causa principale della diffusione esponenziale del virus in territorio Lombardo.
Contribuire al cambiamento Numerosi studi e ricerche sono state fatte in questo ambito, dimostrano che grazie a una maggiore informazione il compratore, che è involontariamente motivo scatenante di questo circolo vizioso, sarebbe pronto a cambiare le sue abitudini a favore dell’ambiente.
Stiamo assistendo al mutamento da fast fashion a slow fashion; quest’ultimo opta per una moda più sostenibile, artigianale e con tessuti naturali, si impegna a realizzare un totale di capi pari alla richiesta evitando lo spreco.
Varie sono le soluzioni che possiamo adottare per contribuire a questo cambiamento, ne sono esempio molti marchi emergenti che utilizzano come target l’eco-sostenibilità. Stanno nascendo inoltre molti siti, che appoggiati da influencer, si occupano di formare e indirizzare il compratore sponsorizzando brand eco-friendly.
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