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Perché l'arte moderna costa così tanto?

  • Immagine del redattore: granade
    granade
  • 28 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 29 apr 2020

Aste e prezzi da capogiro: ma cosa sta dietro al mercato dell'arte oggi?


Spesso ci chiediamo come mai delle tele, che a primo avviso ci sembrano insignificanti, abbiano un valore economico che supera anche i milioni. Opere semplici o estreme, schizzi casuali di colore o superfici monocromatiche: a tutto si può assumere un costo.


Ma facciamo un passo indietro. Il commercio dell'arte esiste da secoli, nulla di nuovo. Uno speciale merito va agli Olandesi, che nel 1600, il loro cosiddetto "Secolo d'oro", si arricchirono proprio smerciando quadri per mezza Europa. E così via via, fino agli inizi del Novecento, paese dopo paese avviò il proprio giro d'affari. Poi arrivò l'arte moderna.


Per arte moderna, si intende notoriamente il periodo che va dall'impressionismo al minimalismo, all'incirca un secolo di pittori, scultori e di emergenti designer, che ridefinirono ciò che fino ad allora era considerato "fare arte".

Con l'introduzione della fotografia, all'incirca attorno al 1850, gli artisti furono costretti a cercare nuovi soggetti e nuove modalità di espressione, essendo venuto a meno il bisogno di ritrarre e immortalare nel dettagli persone ed eventi. La rappresentazione della "realtà" diviene compito del fotografo; gli artisti avevano di possibilità: morire o reinventarsi.

Visto che l'arte non potrà mai morire del tutto a meno che l'uomo non cessi di vivere (scusa Hegel), l'uomo moderno ha scelto la seconda via. Nacque così un'arte concettuale e controversa, che ancora oggi, in molti, non considerano neppure come espressione artistica.

Questi sostengono che, un Duchamp o un Cézanne non potranno mai essere al pari dei maestri seicenteschi o al genio di Raffaello. Penso io: sono gusti.


Mi ricordo ancora, una mattina al liceo, che entrai in classe con la consapevolezza che la professoressa di storia dell'arte, quel giorno avrebbe spiegato il dadaismo. Da ignorante classicista che ero, avrei voluto volentieri saltare l'ora. Non lo feci e ringrazio di non averlo fatto.

Certe volte ciò che appare semplice in realtà è il lavoro di una vita: passaggio di semplificazione e astrazione di concetti da parte di artisti, come nel caso di Kazimir Malevic e della sua opera Quadrato nero.

Il pittore russo, nel 1915 dipinse una tela completamente di nero, dichiarandola come opera del Suprematismo, corrente da lui idealizzata ed esposta per la prima volta alla Last Futurist Exhibition 0.10. Per gli studiosi dell'arte è stato un passaggio fondamentale dell'arte moderna, definendo l'opera come "punto zero della pittura".

Il colore non è più un mezzo, ma diventa il soggetto della rappresentazione: per gli artisti, d'ora in poi non sarebbero servite figure umane o nature morte, ma solo la materia prima e la concezione filosofica a cui rimandavano.


L’artista pensa il concetto ed è quello ad assumere il vero valore economico: è un'arte riproducibile, ma non lo è il pensiero originario che sta dietro ad essa. L’arte non è sempre fatta per essere venduta e spesso acquista valore solo dopo la morte dell’artista (vedasi il celebre caso di Van Gogh, morto in povertà mentre oggi le sue opere sono vendute ai maggiori musei del mondo).

Inoltre, questi pezzi costano così tanto, perché trovarne sul mercato è difficile: la maggior parte appartengono a musei o collezioni private.


Il quadro venduto alla maggiore quotazione di sempre? No5-1948 di Jackson Pollock, ceduto 2006 per la stratosferica cifra di 148,1 milioni di dollari!


No 5- 1948, Jackson Pollock



Oggi l'arte moderna, ma sempre di più anche quella contemporanea, rappresentano una fonte d'investimento a lungo termine, poiché chi le acquista sa che rivenderle in futuro porterà notevoli guadagni. Eppure, se oggi io possedessi uno di quei pezzi, dubito che vorrei mai rivenderlo, perché per certe cose non esiste prezzo.

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